Cookie, cookies e ancora cookies, accettiamo di mangiarne in un giorno di navigazione più di quanti non ne mangeremo in un mese cosa che spesso e volentieri ci porta ad una vera e propria indigestione da advertising.
Parlando di cookies non si può non parlare di navigazione internet ed ancor meno si può pensare di escludere Google dal discorso proprio perchè Google stessa preme sull’accelleratore della sua campagna per l’eliminazione dei cookies di terze parti, progettando una nuova feature di Chrome all’interno del suo piano per la visione del futuro della navigazione del web, il Privacy Sandbox Plan.
Questo piano di rivoluzione si articola in diversi aspetti della user experience, ma una delle sue features sta facendo discutere il web, creando una spaccatura tra gli utenti che chiedono a gran voce la fine dell’invadenza dei cookies di terze parti, gli organi di controllo ed il garante, il cosiddetto FLoC(Federated Learning of Cohorts).
Lo scopo del FLoC è quello di abolire la profilazione individuale dell’utente, ora basata su una verifica dei dati di navigazione ottenuta dai cookies commerciali e non, inserendo la cronologia individuale in un gruppo o coorte(Cohort) di utenti con una analogia nella navigazione, rendendo così più complesso per gli advertiser andare a “colpire” nel segno del singolo dovendo rivolgersi ad un gruppo X di possibili target.
La possibile introduzione del FLoC, già in fase di testing presso un gruppo di utenza di Chrome, ha fatto discutere non poco gli adetti ai lavori di diverse categorie, advertiser e garanti europei, in primis perchè questo finirebbe per portare i dati di navigazioni sotto un unico provider (e Google è già in fase di predominio dell’advertising, basti pensare che la sua compagnia Alphabet ha dichiarato ricavi per 55 miliardi di dollari negli utlimi 3 mesi).
“La tecnologia FLoC ci porta a formulare diverse domande circa il rispetto dei requisiti di legge del GDPR ” dichiara Johannes Caspar, Commissario per il data protection di Amburgo, “far implementare il sistema FLoC agli utenti può essere comunque visto come una profilazione di dati personali e per questo ci dovrebbe essere la possibilità di esprimere o meno il consenso prima di aderire a queste operazioni, ci deve essere quindi uno scambio chiaro e trasparente di informazioni a riguardo”; in breve Google dovrebbe dare la possibilità all’utente di scegliere di avvalersi del sistema FLoC invece di renderlo una features di base inserita all’interno di Chrome.
Simili perplessità sono state espresse anche dal portavoce del CNIL (Commission nationale de l’informatique et des libertés) centro di controllo dei dati in Francia, che si dice “particolarmente attento”all’uso di tecnologia volta a soppiantare l’uso dei cookies, a cui servirebbe un “consenso specifico, informato e non ambiguo“.
Le preoccupazioni degli organi competenti sono sempre più crescenti, visto che la stragarande maggioranza degli utenti conisderano che Google sia internet e nove delle sue app vengono usate da più di un miliardo di persone, fornendo così un enorme potere insito in un database così vasto e la stessa Microsoft ha disabilitato l’uso del sistema FLoC sul suo nuovo browser Edge.
Il lancio del Privacy Sandbox e del sistema FLoC è previsto per il 2022, riuscirà Google nella sua battaglia al sistema cookies di terze parti per tale data?
“Google potrebbe vincere questa battaglia per il solo fatto di essere Google” dice Don Marti, vice presidente dell’ecosystem innovation at ad management di CafeMedia “se il sistema FLoC portasse il tuo sito tra i primi risultati di ricerca, come fece il sistema SEO di Google+ all’inizio o ti portasse in prima pagina di Google News, sarebbe difficile trovare il modo di non implementarlo.”
Per approfondimenti in lingua potete consultare Wired UK
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